Riserva del Fondatore Giulio Ferrari Rosé

di Chiara Giovoni 02/11/18
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Chiara Giovoni Giulio Ferrari
Come una grande star sul red carpet, l'arrivo sul mercato del Trentodoc Riserva del Fondatore Giulio Ferrari Rosé 2006 ha lasciato tutti a bocca aperta.

Nel mondo del vino ormai i rumor si erano fatti insistenti e così anche se è uscito da poco già si sono spesi fiumi di parole ma soprattutto oceani di inchiostro virtuale e soprattutto è andato subito esaurito. Parliamo della Riserva del Fondatore Giulio Ferrari Rosé, all’esordio con l’annata 2006 dopo oltre 10 anni sui lieviti. Un primato assoluto per un metodo classico italiano rosé, il più raro di tutti, tirato in soli 5000 esemplari e già praticamente introvabile, tanto da essere inseguito come una chimera sui forum e gruppi social di appassionati winelover.

Eppure è trascorso meno di un mese dalla splendente serata in una Villa Margon accesa di luce rosa, la dimora cinquecentesca dove con un grande evento la Famiglia Lunelli ha presentato l’ultima attesissima creazione firmata Ferrari. Una performance di cui solo “il Giulio” poteva essere protagonista, il leggendario Trentodoc Riserva da sempre contraddistinto da una rimarchevole precisione armonica e da grande equilibrio.

Giulio Ferrari Rosé nasce sotto la sua stessa buona stella, quella dello straordinario savoir-faire di Ruben Larentis, lo “chef de cave”, perché dire enologo o direttore tecnico sarebbe decisamente riduttivo. Avendo la fortuna di averlo accanto a tavola durante la presentazione della sua ultima creazione ne percepisco l’emozione e quando gli chiedo qual’è stata la cosa più difficile mi risponde: “Il mio imperativo è la coerenza: non devo dimenticare le radici, i sogni e gli obiettivi, prima del fondatore Giulio Ferrari, e poi di Bruno Lunelli che nel 1980 ne ha omaggiato la figura con la Riserva a lui dedicata. Entrambi avevano il culto dell'eccellenza, cercavano l'apice nella qualità senza compromessi. A questa responsabilità si aggiungono i miei valori: creare vini Ferrari che esprimano in modo inconfondibile l'anima del territorio e uno stile riconoscibile che unisce gusto, eleganza, complessità e anche una grande longevità".

Una missione che Giulio Ferrari Rosé sembra voler affermare con ancor maggiore forza. Così l’anima del pinot nero di montagna - all’80% dell’assemblaggio, di cui la metà vinificato in rosa, unita ad un 20% di chardonnay - si tinge di riflessi oro rosa, dal perlage finissimo e luminoso, quasi ad anticipare la preziosa intensità del profilo aromatico che subito colpisce i sensi per la complessità delle sfumature e la grande eleganza. Fiori, spezie e frutto si fondono in una nuvola raffinata e inebriante, tra note di petali di rosa canina e malva, karkadè e rabarbaro in composta, tamarindo e mandarino disidratato, e una ventata di pura mentuccia secca con una sfumatura di anice. Al palato gli agrumi innalzano il livello tonico dato dalle erbe officinali e dall’anice, e pian piano si sprigiona una sensazione sapida che allunga il frutto con una sensuale avvolgenza. Il finale cremoso e  persistente ha forza affusolata che lascia il palato solo a stento e l’assenza di dosaggio non è in discussione perché la maturità di frutto dona al vino compiutezza e matericità.

Indubbiamente una prova di grande classe, che fa pensare all’altissimo livello raggiunto dalla produzione di casa Ferrari e fa emozionare al pensiero delle future versioni di questo Giulio Ferrari Rosé che appena nato è già nell’empireo delle grandi bottiglie da non perdere. (97/100 - € 120 anche se la speculazione sulle poche bottiglie ha già spinto il prezzo di acquisto oltre i 250 euro).

Trentodoc Riserva del Fondatore Giulio Ferrari Rosé 2006

Da uve 80% pinot nero, di cui la metà vinificato in rosa, e 20% chardonnay. Oltre 10 anni sui lieviti. Dosaggio zero. Colore oro rosa con perlage finissimo e luminoso. Preziosa intensità del profilo aromatico che colpisce per la complessità delle sfumature e la grande eleganza. Fiori, spezie e frutto si fondono in una nuvola raffinata e inebriante, tra note di petali di rosa canina e malva, karkadè e rabarbaro in composta, tamarindo e mandarino disidratato, e una ventata di pura mentuccia secca con una sfumatura di anice. Al palato gli agrumi innalzano il livello tonico dato dalle erbe officinali e dall’anice, e pian piano si sprigiona una sensazione sapida che allunga il frutto con sensuale avvolgenza. Il finale cremoso e  persistente ha forza affusolata che lascia il palato solo a stento e l’assenza di dosaggio non è in discussione perché la maturità di frutto dona al vino compiutezza e matericità.

97/100

€ 120

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