Benvenuti Bertani Cru
Un’azienda come questa non ha certo bisogno di presentazioni, quello che invece oggi ho il piacere di raccontarvi è il progetto “Bertani Cru, il valpolicella secondo Bertani”. Con alla guida personalità come Emilio Pedron, amministratore di Bertani Domains, e Andrea Lonardi, direttore operativo del gruppo, il progetto è nato nel 2012 e ha ingranato la quarta nei successivi due anni. Oggi è stato tradotto nella realizzazione di due etichette: un Valpolicella Classico, Le Miniere, e un Valpolicella Classico Superiore, Ognisanti. Entrambe le cru sono situate nel comune di Negrar, a Tenuta Novare, dove si adagiano in collina, in un verde anfiteatro naturale, su antiche miniere di ossido di manganese e ferro. Queste due vigne, così vicine, producono circa 80-90 q/ha di uva che tradotte in bottiglie sono (ciascuna) circa 13.000 all’anno, in crescita.
Bertani Cru è un personale progetto di zonazione del territorio della Valpolicella con lo scopo di individuare le differenti caratteristiche pedo-climatiche di ciascun cru. Un progetto di grande importanza che si traduce nel conferire identità territoriale al vino Valpolicella andando anche a codificare il comportamento del vitigno dominante nell’uvaggio della denominazione, ovvero la corvina. A cosa serve? Serve a fare “la carta di identità” di ciascun vigneto al quale non verrà chiesto di dare niente di più di quello per cui è effettivamente vocato.
Fatta questa premessa verrebbe da chiedersi come mai un importante investimento di tempo, denaro ed energie sia stato riservato a quello che è il vino meno blasonato della denominazione. La risposta è presto data. Il Valpolicella è, sicuramente, il prodotto finito che può essere maggiormente influenzato dalle caratteristiche di suolo e vigneto. Sul famigerato Amarone invece (è bene ricordarlo) possiamo dire che è un vino tanto artigianale quanto tecnico, dove l’intervento umano sulle uve vendemmiate (appassimento) ha un ruolo centrale e determinante nel costituire il “vino di domani” e dove la pratica di cantina è in grado di stravolgere il prodotto che arriva dal vigneto. Questo spiega anche come sia possibile, da questa straordinaria denominazione che è la Valpolicella, ottenere (almeno in teoria) dalle stesse uve dello stesso vigneto ben sei vini diversi.
Chiarito il perché quest’oggi parliamo di Valpolicella e non di Amarone è ora di scoprire come è andata. A seguito di passeggiate nei vigneti, assaggio dell’uva (assaggiamola più spesso l’uva quando c’è!) e degustazione vini, queste sono le mie impressioni:
Valpolicella Classico Le Miniere di Novare 2018
91/100 - € 22,00
Da uve corvina 70%, corvinone 20% e rondinella. Maturazione in cemento. Rubino scarico, tipico della corvina, con profumi di ciliegia, fragolina, bacche fresche e un accenno di pepe. Buona la sapidità in bocca, quotidiani la beva e il carattere. Un vero e proprio risky wine, cioè uno di quei vini che te ne bevi una bottiglia senza rendertene conto.
Non a caso, mi insegna Lonardi, il suolo della cru Le Miniere è ricco in ferro, questa tipologia di terreno dà per lo più Valpolicella dal carattere fresco e di pronta beva, tendenti all’ossidazione nel tempo. Trovo Le Miniere inoltre molto didattico, lo “sfrutterei” per raccontare a giovani degustatori che colore, profumo e sapore hanno corvina e Valpolicella. Devo sottolineare però che le cose belle costano, infatti qui parliamo di un prezzo tre volte superiore a quello di un Valpolicella Classico Bertani, ma ne vale la pena.
Valpolicella Classico Superiore Ognisanti di Novare 2017
93/100 - € 22
Da uve corvina 80% e rondinella 20%. Matura 18 mesi in barrique. Rubino granato intenso. Dalla personalità leggermente più cupa. Frutti rossi e neri al naso vengono completati da balsamicità e speziatura. Qualche accenno alla frutta gialla, persino agrumato. (E se ho imparato qualcosa fino ad oggi è che se senti la frutta gialla in un rosso è 9 su 10 una buona cosa). In bocca la sapidità non lascia indifferenti, è caratterizzante, il vino si manifesta complesso e di notevole persistenza. Figlio di suoli ad altissimo contenuto di calcare, sempre Lonardi racconta che sono molto simili a quelli della Champagne, è un vino che deve ancora esprimere tutto il suo potenziale ed è destinato a una vita più lunga. Fine ed elegante evolverà ancora, con grazia, nel tempo.
Dopo l’assaggio degli acini e la codifica dei suoli la comprensione dei vini è stata immediata. Magari fosse così ogni giorno! Ma non disperiamo, perché sempre più produttori stanno investendo in questo tipo di progetti e so che non vedono l’ora di raccontarceli.
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