Castello di Semivicoli, chateau d’Abruzzo

di Flavia Rendina 11/12/20
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Castello di Semivicoli esterno
Il castello del ‘600 di Marina Cvetić Masciarelli non solo è uno splendido resort, ma ha anche una sua piccola produzione di vino.

«Amore ti ho comprato un castello» quale donna non sogna sentirsi dire una frase del genere dal proprio marito. Marina Cvetić ha avuto questa fortuna quando, un giorno del 2004, Gianni Masciarelli tornò a casa dicendole che le aveva fatto questo petit cadeau. Ma la reazione della moglie lì per lì non fu esattamente entusiastica: il castello in questione era un rudere in rovina, il cui restauro avrebbe richiesto alla coppia anni di dispendiosa fatica. Ma se Gianni decideva una cosa era fatta e nemmeno la razionalità della moglie valeva a fermarlo. Una cosa però è certa: anche su questo investimento Gianni ci aveva visto lungo. 

Il Castello di Semivicoli, la cui struttura originale risale al 1689, è oggi uno splendido resort aperto a eventi e cerimonie (lo trovate anche sulla nostra guida Mangiare e dormire tra i vigneti by DoctorWine), con 11 camere, due cucine industriali, saloni affrescati per eventi e ricevimenti, una piscina e un incantevole giardino. Al suo interno cela inoltre autentici reperti museali: una bottaia con pezzi risalenti al 1800 originariamente destinati alla conservazione del vino cotto, un sistema di pozzi per la bollitura del vino e di tubi per trasportarlo, una neviera, un frantoio con macina in pietra e, soprattutto, una pressa realizzata da un unico tronco di quercia perfettamente conservato. 

Tutto intorno al maniero, 8 ettari di vigneto: non vigne “turistiche”, dove passeggiare o scattare foto, ma veri impianti destinati a produzioni di qualità. «Il paradosso è che questi vigneti non sono utilizzati per attività promozionali di “vendemmia fai da te”, oggi tanto in voga, a uso degli ospiti del castello che pure se li ritrovano sotto la finestra della propria camera – racconta sorridendo Chiara Colella, responsabile della Comunicazione aziendale – ma sono custoditi gelosamente per destinarli a una produzione di nicchia alla quale siamo molto affezionati: la linea Castello di Semivicoli».
Del resto, l’obiettivo di Gianni era trasformare il castello abruzzese, incastonato, in quel di Casacanditella (CH), tra mare Adriatico e massiccio della Majella (2.700 m s.l.m. che ne fanno la seconda montagna più alta della catena degli Appennini dopo il Gran Sasso d'Italia), in un vero e proprio château bordolese, luogo di incontro e confronto creativo tra cultura, arte e vino, come lo ha reso in seguito Marina attraverso il Club internazionale d’Abruzzo.
Anche il vino della linea Castello di Semivicoli mostra un certo fascino d’Oltralpe: tre etichette, prodotte in pochissime bottiglie (circa 13.000 ciascuna) da uve lavorate esclusivamente in acciaio, che raccontano con semplicità ma al contempo personalità questo spicchio di territorio abruzzese e le sue varietà di vite. 

Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di rilievi calcarei e dolci dossi collinari del subappennino (circa 350 m s.l.m.), puntellati di ampie aree boschive (molte delle quali protette) e lambiti da venti di mare e di montagna, che apportano escursioni termiche anche fino a 15 °C in estate. In questo ambiente fresco trova il suo habitat ideale il pecorino, varietà precoce che matura agli inizi di settembre, peculiarità da cui potrebbe derivare il nome della cultivar, giacché fungeva da “orologio naturale” per i pastori che proprio alla fine dell’estate dovevano iniziare la transumanza con le greggi verso la Puglia. Nel calice, il Pecorino Castello di Semivicoli rivela quel profilo olfattivo fresco e nitido tipico dei pecorino di montagna, seguito al gusto da una sapidità davvero intensa e coinvolgente, favorita dalla natura calcarea dei suoli. Un vino buono anche dal punto di vista sociale, giacché l’etichetta è realizzata in partnership con la onlus Bambinisenzasbarre (www.bambinisenzasbarre.org), dedicata ai figli dei detenuti e alla quale viene devoluto il 5% dei proventi annui delle vendite.

Il primo vino prodotto al Castello è stato tuttavia, nel 2004, l’immancabile trebbiano abruzzese, biotipo locale della grande famiglia di uve bianche italiane (e francesi, con il nome di ugni blanc), il cui etimo deriverebbe, secondo alcuni studiosi, da vinum trebulanum, utilizzato da Plinio il Vecchio per indicare il vino delle fattorie (trebulae). Vitigni rustici, produttivi e ben adattabili a diverse condizioni pedoclimatiche, la cui nobilitazione è stata uno degli obiettivi primari in casa Masciarelli. Obiettivo centrato non solo con i noti, morbidi e complessi Trebbiano d’Abruzzo Marina Cvetić e La botte di Gianni, ma anche con l’etichetta del Castello, che si esprime puntando invece su agilità e finezza. Le uve provengono da due vigneti diversi, uno a Guyot piantato da Gianni alla fine degli anni ’90 e un vecchio impianto a tendone di oltre 40 anni, la cui produttività è ormai naturalmente inibita dall’età avanzata delle piante. 

Chiude la piccola linea un rosso di stampo bordolese, blend in percentuali segrete di montepulciano d’Abruzzo, merlot e cabernet sauvignon. Il montepulciano – altra uva simbolo dell’enologia regionale che deve tutto a Gianni Masciarelli, artefice, a partire dagli anni ’90, della sua rivalutazione per la produzione anche di grandi vini – proviene dai vigneti aziendali storici, quelli chietini di Casacanditella e di San Martino sulla Marrucina (culla del Villa Gemma), mentre le uve internazionali provengono dagli impianti di Ofena (AQ), dove maturano alla perfezione nel “forno d’Abruzzo”, una assolata piana a circa 500 m s.l.m., avvolta dalle montagne e quindi protetta dai venti freddi del Gran Sasso. Anche qui un vino giocato sull’acidità e la purezza dei sentori olfattivi, sorretto da una trama tannica di rara gentilezza

Tre etichette senz’altro meno note nell’ambito del nutrito portfolio della storica azienda chietina (e che raramente trovano la meritata visibilità nei contingentati spazi della nostra Guida Essenziale ai Vini d’Italia), provenienti dallo stesso vigneto storico che dà vita ai prodotti che l’hanno resa grande: ne raccontano un profilo più sottile e delicato, ma sempre testimone di quel carattere che si accompagna al nome di Gianni Masciarelli.

Trebbiano d’Abruzzo Castello di Semivicoli 2018
93/100 - € 22 

Da uve trebbiano. Solo acciaio, sui lieviti per un anno. Giallo paglia luminoso. Intenso, agrumato con note di cedro, fiori di campo, pietra focaia, lieve pesca bianca, per un profilo accattivante e di buona complessità. Decisamente salino, molto piacevole, con un corpo di ottimo spessore ma non pesante e di buona bevibilità. 

Abruzzo Pecorino Castello di Semivicoli 2019

92/100 - € 15 

Giallo oro con riflessi appena verdolini. L’olfatto mostra grande nitidezza nei sentori erbacei, salmastri e fruttati che annoverano salvia, timo, papaia, pesca bianca, mela disidratata e agrumi gialli. Al gusto evidenza corpo e una sapidità decisa, accompagnati da un’acidità sempre viva e rinfrescante.  
 

Terre di Chieti Rosso Castello di Semivicoli 2017

91/100 - € 20 

Da uve montepulciano d’Abruzzo, merlot e cabernet sauvignon affinate in acciaio per 12 mesi. Colore rubino brillante, si esprime con nitide note di frutta rossa fresca (prugna, ribes, lampone), rabarbaro e sensazioni speziate di pepe nero. Al gusto è scattante nella dote acida, sapido, dal tannino ben fuso e con finale rotondo di cacao. Elegante.

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