Castello di Spessa e i vini del bunker

di Giulio Colomba 22/12/22
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Castello di Spessa - cantina bunker
Nel bunker sotto il cortile del castello riposano da decenni i vini aziendali. Costanza di temperatura e di umidità hanno permesso di costruire un archivio storico di cui abbiamo testato alcune chicche.

Loretto Pali, dal 1987 proprietario del Castello di Spessa, ha invitato un gruppo di degustatori esperti a un pomeriggio-sera nel quale si voleva capire come si sono comportate alcune bottiglie che sin dagli anni Novanta erano state accantonate nel bunker sotto il cortile del castello. Il bunker era stato costruito nel 1939 dall’esercito italiano per ospitare in una struttura inattaccabile i comandi militari. 

Si tratta di una struttura in cemento armato a una quindicina di metri sotto il piano del cortile, lunga 60 metri, larga 7 e alta 5. Fu comando italiano fino al 1943, poi tedesco fino al ’45, poi per poche settimane occupato dai cetnici, alleati dei nazisti, e in rapida successione utilizzato da inglesi, neozelandesi e infine dagli americani. 

Acquisito successivamente dalla famiglia Stavro Santarosa, proprietaria del castello e delle tenute circostanti, venne adibito da Pali a cantina di affinamento dei vini in barrique e collegato con una lunga scalinata e montacarichi alla antica cantina che costituisce la base del castello e che risale probabilmente al XV secolo. Costanza di temperatura e di umidità hanno permesso anche di costruire un archivio storico dei vini del Castello.

Mi limito a citare i vini che si sono comportati al meglio e parto dal Collio Pinot Bianco 2001 di eccezionale armonia ed eleganza e dal colore giallo brillante con riflessi dorati. Di valore assoluto la magnum di Collio Pinot Bianco di Santarosa 2003: naso con eleganti ricordi di vaniglia, crema pasticcera e albicocca, in bocca anche albicocca, banana, ribes bianco.

I Collio Sauvignon Segrè 2005 e 2006 sono stupefacenti (pensiamo a punteggi da 96 e 97), dove si coglie la mano dell’allora consulente Gianni Menotti, sempre affiancato in cantina dallo storico collaboratore di Pali, Domenico Lovat.

A completare il quadro dei bianchi occorre citare la recente esperienza che Loretto ha fermamente voluto: creare dei vini bianchi e rossi da commercializzare dopo tanti anni. Ecco allora il Collio Bianco SanSerff 2013, da uve Friulano, Sauvignon e Pinot Bianco, elevati in parte in inox e in parte in barrique, in bottiglia dal 2015 e in commercio solo da quest’anno: freschezza e complessità al naso, struttura ricca, sapida, avvolgente al palato. Alla cieca sarebbe difficile assegnargli più di tre anni dalla vendemmia.

Sono risultati meno convincenti i rossi, perché troppo spesso inficiati dal Cabernet Franc (che in realtà è Carmenère). In questo senso invece è molto promettente il Collio Rosso SanSerff 2007, quasi un Merlot in purezza, che lascia intuire una prospettiva evolutiva di grande interesse, pur essendo già pronto.

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