Creare Villa Giustinian

di Sissi Baratella 10/03/20
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Castello di Roncade Umberto Trombelli
Il Dietro le quinte dei Grandi Vini a Castello di Roncade raddoppia e diventa appuntamento annuale. 

L’evento ideato per Castello di Roncade da Umberto Trombelli nel 2018, con il supporto e la fiducia della famiglia Ciani Bassetti, ha visto la sua seconda edizione a gennaio 2020.

Un vero e proprio upgrade, migliorato; ancora più entusiasmante e coinvolgente di prima. 

Per chi non sapesse di cosa parlo ecco un riassunto. Dietro le quinte è una degustazione di campioni da vasca e da botte che possono concorrere alla costituzione del taglio bordolese del Villa Giustinian, vino fiore all’occhiello della produzione del Barone Ciani Bassetti. 

Dei vini si conosce veramente tutto: volume a disposizione, varietà, vigneto di provenienza, capacità del contenitore in legno e i principali dati analitici quali acidità, alcool, pH. Una volta degustati tutti inizia il gioco… provare ad assemblare le varie masse per ottenere il nuovo Villa Giustinian. 

Ecco le regole: non tutti i campioni devono essere usati per forza, la massa totale deve servire per produrre circa 25.000 bottiglie (che corrisponde alla produzione annua del V.G.), il vino, sebbene figlio dell’annata, deve mantenere la sua integrità in termini di stile e provenienza. 

Questo gioco non serve solo a divertirsi (anche se io mi diverto ogni volta, parecchio), ma è un’opportunità unica per conoscere, come non succede mai, il vino da vicino, capirlo e di conseguenza apprezzarlo ancora più intimamente. 

Lo stile del Villa Giustinian: dopo averlo assaggiato nelle sue ultime annate (e in qualche annata precedente pescata direttamente dalla riserva personale del Barone, ad esempio la 1995) e averlo visto letteralmente nascere negli ultimi due anni grazie a questa iniziativa, posso provare a descriverlo come un vino attaccato alla tradizione territoriale. È vero, non è composto da varietà autoctone (se non per una piccolissima percentuale di raboso), ma il vino in questione viene prodotto da più di 70 anni e, in questo territorio, le varietà francesi hanno trovato un habitat decisamente accogliente. I terreni sono per lo più poveri e poco profondi, caratterizzati dalla presenza di caranto, un calcare bianco importantissimo a cui il vino deve le sue finezza, longevità ed eleganza. 

Villa Giustinian deve saper invecchiare in bottiglia e quindi evolvere. Nasce ricco in profumi e aromi fruttati, tostatura e spezia. Tutti elementi sostenuti da un’importante struttura tannica, corpo e acidità. Questo vino è complesso ma allo stesso tempo deve riuscire a incontrare il pubblico internazionale e farsi bere piacevolmente. 

Dell’annata 2018, quella che abbiamo “costruito” assieme lo scorso gennaio, posso dirvi che è un’annata in cui la maturità delle uve non ha deluso. Molti i sentori fruttati e persino floreali, interessanti le acidità, soprattutto per alcuni campioni, non indifferente la sapidità, elemento di cui ancora non ho parlato ma che dipende tutta dal suolo. 

È ancora presto per raccontare il Villa Giustinian 2018, ma posso anticiparvi che nel blend scelto infine dall’enologo (eh sì, perché noi ipotizziamo ma lui poi decide) i sentori dominanti non erano molti ma ben definiti. Un frutto scuro maturo, come la mora, una bellissima freschezza e un corpo così teso da dare l’impressione di essere leggero (ma ho visto le analisi, “leggero” non era). 

L’occasione è stata utile per degustare anche l’ormai imbottigliato 2017, il Villa Giustinian che abbiamo visto nascere per primo. Non vedevo l’ora di incontrarlo di nuovo… ecco com’era!

Villa Giustinian 2017 

92/100 - € 25,00

Da uve 50% cabernet sauvignon, cabernet franc, carmenere, 50% merlot e raboso. Matura per 12 mesi in botti di rovere di diverse capacità. Rubino intenso, con riflessi ciliegia. Dal naso al contempo delicato ed intenso, floreale ed agrumato. In bocca persiste la nota di scorza di agrume e freschezza che va dall’arancia rossa al melograno. Qualche accenno al rabarbaro e al pepe verde. Il sorso è salato e verticale, ottima persistenza. Molto giovane, tutto da godere nel tempo. 

Nota a margine… ho potuto assaggiare anche il Bianco dell’Arnasa 2010, lo chardonnay di Castello di Roncade. Meritevole di nota grazie ai suoi profumi di cedro candito e bergamotto. In bocca foglia di limone ma soprattutto sapido, fresco e teso. Molto intrigante grazie alle sue note evolutive. 

In attesa della prossima edizione, ringrazio Vincenzo e Claudio Ciani Bassetti, Umberto Trombelli e la sempre impeccabile ospitalità del Castello di Roncade, location esclusiva e suggestiva. 

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