Nittardi, se il vino è arte (1)
Che Nittardi abbia a che fare con le belle arti, del resto, è un dato di fatto. La sua storia - già torretta di difesa medievale chiamata Nectar Dei - è legata alla figura di Michelangelo Bonarroti, che ne fu proprietario (ed esiste una citazione dell'epoca che parla del vino ivi prodotto). Il legame con l'arte è portato avanti oggi da Femfert che ogni anno, a partire dal 1981, commissiona a un artista di fama internazionale due quadri originali, uno per l’etichetta del Chianti Classico Casanuova di Nittardi Vigna Doghessa e uno per la carta seta con cui viene avvolta la bottiglia stessa.
Come sia nata questa idea, lo spiega Femfert in maniera molto ironica: "Avevamo appena iniziato a fare vino, non ci conosceva nessuno. C'era bisogno di far parlare di noi e così abbiamo pensato di prendere spunto da chi era posizionato ai massimi livelli". Se a Chateau Mouton Rothschild sono artisti di fama mondiale a disegnare le etichette fin dal 1924 (ce ne sono di Dalì, Mirò, Chagall, Picasso, Andy Warhol…), perché non fare lo stesso sfruttando i profondi legami con il mondo dell'arte che Femfert aveva da sempre grazie alla sua attività di gallerista? Ecco quindi come è nata una collezione che oggi vanta nel suo portafoglio artisti come Hundertwasser, Corneille, Mitoraj, Yoko Ono, Günter Grass, Dario Fo, Kim Tschang Yeul e Karl Otto Götz. "Se non sai come fare una cosa, copiala dal migliore", chiosa scherzosamente Femfert.
Ma oltre ad essere una storia di arte, quella di Nittardi è anche una storia d'amore. L'amore di un gallerista tedesco per l'Italia e la Toscana, e l'amore di Peter per sua moglie Stefania Canali, una storica veneziana alla quale "era giusto regalare una casa tra le splendide colline chiantigiane", tra Castellina in Chianti e Panzano. Arrivati nel 1981 hanno trovato che il precedente proprietario aveva fatto la vendemmia e così loro hanno fatto il vino, la cui etichetta venne affidata al pittore e litografo Bruno Bruni. A partire dal 1982 hanno iniziato il reimpianto dei vigneti, nel 1992 è stata costruita una moderna cantina a sostituire la vecchia tinaia, poi nel 1999 è stata acquistata una tenuta anche in Maremma, a Mongibello delle Mandorlaie, tra Magliano e Scansano. Passo dopo passo la fattoria si è trasformata fino a diventare la moderna azienda vitivinicola con 12 ettari in Chianti, divisi in due appezzamenti, e 26 in Maremma ed è oggi condotta dal figlio di Peter e Stefania, Leon, con la consulenza enologica di Carlo Ferrini.
Troppo lungo descrivere tutti i vini. Partirò oggi dal Vigna Doghessa, che è stato il primo vino prodotto dall'azienda e che ha visto ormai 33 artisti firmare le sue etichette. Domani andremo alla disfida tra i due campioni aziendali.
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