Wines of Ukraine: la “nuova” terra di vino

di Antonella Amodio 04/11/22
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Sommelier Ukraina Victoria Agromakova
Al Mondial des Vins Extrêmes la sommelier Victoria Agromakova, di Kiev, ha presentato una selezione di vini ucraini.

Credo che sia superfluo parlare della situazione attuale dell’Ucraina: fa molta tristezza ed inoltre non è questo lo spazio per tali argomenti. Vorrei però ricordare che i viticoltori con grande fatica continuano a portare avanti il loro lavoro. Grazie al Cervim, Concorso Mondiale dei Vini Estremi, che candida i vini prodotti in condizioni estreme in tutto il mondo, ho partecipato al primo tasting dei vini Ucraini, guidata dalla sommelier ucraina Victoria Agromakova. 

Intanto c’è da dire che le radici vitivinicole di questa terra risalgono a circa 2000 anni fa, non una cosa da nulla. Poi la storia ha fatto il suo corso ed è giusto per citare qualche evento recente che ha danneggiato la viticoltura e la produzione di vino che chiamiamo in causa l’arrivo di Gorbaciov al governo e la sua campagna anti-alcool dal 1985 al 1988, che ha fatto sì che tanti vigneti venissero abbandonati e in alcuni casi sostituiti con la coltura dei cereali. A seguire, l’invasione russa della Crimea nel 2014, che arrestò quel poco di produzione di vino salvata negli anni precedenti, quasi prettamente dedicata ai vini dolci, ma soprattutto privò l’Ucraina della sua importante regione vinicola. 

Prima di Gorbaciov, gli ettari totali di vigneto erano pressappoco 250.000, mentre attualmente sfiorano appena i 41.500 ettari, estesi nelle aree di Odessa e Bessaraba, Kherson, Nikolayev, Zaporizhia, Crimea e Transcarpazia (nomi che purtroppo abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi mesi di guerra). Siamo tra il 45°al 52°parallelo di latitudine nord, la stessa latitudine dove nel mondo si producono grandi vini (Piemonte, Bordeaux, Oregon e la regione Caucasica, giusto per citare qualche territorio), con una diversità di terreni incredibile e un clima prettamente continentale. Gli inverni molto rigidi fino a meno 30 °C e le estati calde, nonché le grandi escursioni termiche tra notte e giorno caratterizzano le regioni vinicole ucraine, tranne in Transcarpazia - la regione al confine con l’Ungheria - dove il clima è sempre mite rispetto alle altre regioni.

Le varietà di uva sono circa 180, con la presenza di biotipi locali, come la Magarachsky, il Cevat Kara, il Kefesyia e l’Odessa Black, tra le uve rosse, mentre tra quelle a bacca bianca, c’è la Telti-Kuruk, la Citron Magaracha, la Kokur Bely, la Sary Pandas e il Sukholimansky. A seguire varietà georgiane, come la Rkatsiteli, che un tempo costituiva il 40% di tutti gli impianti, e tante uve internazionali come Aligoté, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Gewürztraminer, Merlot, Muscat, Pinot Nero e Riesling, per un totale di 1,33 milioni di ettolitri di vino (fonte: Associazione dei viticoltori dell'Ucraina).

Una produzione ben radicata è ad esempio quella spumantistica, introdotta dal principe Leo Golitsyn, educato a Parigi, uno dei padri del vino dell'Ucraina e che il Wine Group 46° Parallel produce con il metodo classico a base di Pinot Nero. 

Lo stile dei vini riprende quasi sempre quello georgiano, vista anche la vicinanza, con tecniche di affinamento come i qvevri, immense anfore di terracotta interrate e poi si rifà alla scuola francese. 

Ad ogni modo, i vini assaggiati sono lo spaccato di un paese che si presenta come “nuova” frontiera del vino, perché - oltre ai terreni idonei - ha dalla sua parte le temperature, visto il riscaldamento globale del pianeta, e la sperimentazione, che alcune cantine come la Beykush Winery fanno già da tempo. 

Dal 2003 la cantina Shabo 1822, con i suoi 1200 ettari, ha ripreso la tradizione vitivinicola di famiglia, con una predominanza di allevamento di uve di varietà georgiane ed europee.  Infine, tra i miei assaggi c’è il leggendario vino bianco da dessert: Troyanda Carpat, prodotto da Château Chizay, che per secoli è stato il vino simbolo distintivo della regione vinicola della Transcarpazia. Dal 1995 questa cantina, con ben 272 ettari, è il fiore all’occhiello di questa produzione e non solo. Vini entusiasmanti e a tratti affascinanti, con una qualità produttiva alta e per nulla inferiore ad altre zone vitivinicole del mondo. 

NB. Non indichiamo i prezzi in quanto si tratta di vini che ancora non hanno una loro collocazione sul mercato italiano.

Wine Group 46° Parallel
El Capitan Brut Nature Rosé 2019 

91/100

Pinot Nero 100%. Metodo classico, rimane sui lieviti per 22 mesi. Rosa perla, brillante con perlage fitto e fine. Olfatto floreale con fragoline di bosco, frutta secca e foglie di tè. In bocca è preciso e fresco, dotato di sapidità e di un lungo finale. 
 

Beykush Winery
Telti-Kuruk 2021 

92/100

Telti-Kuruk 100% (uva autoctona). Acciaio. Paglierino verdolino luminoso. Naso ricco di mentuccia, salvia, zafferano e gelsomino. In seconda battuta note di incenso. La bocca é sottile, agile e di deliziosa bevibilità.
 

Shabo 1822
Grande Reserve Cabernet Sauvignon 2017 

92/100 

Cabernet Sauvignon 100% da viti di 20 anni. Matura 12 mesi in botti di quercia. Rubino granato vivo. Profumi di ribes, viola, liquirizia, accenni di maraschino e spezie dolci. All’assaggio è pieno e avvolgente, con tannini integrati e corpo di notevole peso.
 

Château Chizay
Troyanda Karpat 2017 

91/100 

Traminer Pink 100%. Matura 2 anni in botti di quercia, contiene 170 g/l di zuccheri. Oro intenso con riflessi ambrati. Leggermente speziato al naso, con accenni di curcuma, cannella, toffee e agrumi canditi. Sapore caldo, avvolgente, ben dosato con la dolcezza, mitigata dall’acidità. Di ottima persistenza. 

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