Parliamo di Gutturnio

di Stefania Vinciguerra 31/01/23
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Amatissimo da chi lo conosce, non è un vino molto diffuso al di fuori dell’Emilia, ma riesce a farsi apprezzare all’estero per la sua struttura importante e, non guasta, il prezzo contenuto. 

Tralasciamo le probabili origini etrusco-romane di questo rosso corposo, nonché la storia del nome, che identifica la sua origine nel gutturnium, una brocca da mescita sui cui ritrovamenti (e sparizioni) in zona piacentina si potrebbe scrivere un libro. Dedichiamoci per un attimo alla sua storia recente, quando, nel 1938, il nome Gutturnio apparve per la prima volta sull’etichetta di un vino o quando, nel 1941, il Ministero dell’Agricoltura lo inserì nell’elenco dei vini “tipici e di pregio”.  La storia moderna nasce invece nel 1967, con la definizione della Doc, e con le successive modifiche che prevedono diverse tipologie, le più famose delle quali ancora oggi dividono gli appassionati su quale sia meglio, se il Gutturnio fermo o frizzante.

Quello che è certo, e stabile dall’inizio, è la sua base produttiva: un blend di Barbera (dal 55% al 70%) e Croatina (dal 30% al 45%), i due vitigni simbolo del piacentino, un blend che nasce per cercare l’equilibrio unendo (e smussando) l’acidità del Barbera e la tannicità della Croatina. 

Vi proponiamo due vini che riteniamo interessante segnalare, per la loro ottima qualità e il prezzo “u-15” (entro i 15 euro), in linea con lo spirito di questa rubrica. Sono il Gutturnio Riserva Bollo Rosso 2018 di Cantina Valtidone e il Gutturnio Superiore 2018 di Luretta.

Fondata nel 1966, Cantina Valtidone è una delle realtà più importanti dell’intero comprensorio della zona piacentina, avendo come conferitori 220 soci. Persegue il concetto di viticoltura sostenibile certificandosi nel biologico e estendendo questa pratica a tutti i conferitori fin dal 1978, con una politica di valorizzazione economica positiva per tutta l’economia agricola del comprensorio. 

Per quanto riguarda Luretta, una realtà privata invece, fin dalla fondazione Felice Salamini e Carla Asti hanno puntato sulla qualità. Basandosi sui concetti dell’agricoltura biologica, hanno deciso di fare vini che potessero tenere il passo coi più importanti vini del mondo, pur lavorando in un territorio poco conosciuto ma dalle enormi potenzialità. Selezioni clonali, bravura tecnica, abnegazione e passione hanno portato a risultati sorprendenti, con una gamma di vini di grande qualità. La nuova sede della cantina presso il Castello di Momeliano è divenuta centro di ritrovo per appassionati di vino.

Per approfondire le caratteristiche dei vini che abbiamo selezionato, clicca sui nomi.

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