Checchino dal 1887: storia e cucina di Roma

di Iolanda Maggio 12/02/21
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Checchino dal 1887 - famiglia Mariani
Andare da Checchino dal 1887 della Famiglia Mariani è come visitare un museo dedicato alla cultura gastronomica romana. Un melting pot di semplicità, classe e sapori senza pari nel cuore del quartiere Testaccio. 

Vi invito con me a chiudere gli occhi e immagine di fare un viaggio nel tempo: anno 1870 - l’anno della Breccia di Porta Pia - una coppia marchigiana, Lorenzo e Clorinda Mariani, si trasferisce a Roma e apre bottega a ridosso del “Monte dei Cocci”, una collina artificiale risalente all’epoca romana, alta circa 36 metri, composta dai cocci delle anfore provenienti dal vicino porto fluviale sul Tevere e non più utilizzate, che venivano depositate qui ordinatamente disposte. 

Roma non era ancora la capitale d’Italia (lo divenne ufficialmente nel febbraio dell’anno successivo) e dall’osteria della famiglia Mariani fin giù al fiume c'erano allora solo orti e prati. Una sorta di “fuori porta” dentro le mura.

L’osteria in quei tempi non aveva la licenza di cucina ma Lorenzo e Clorinda offrivano ai loro avventori coppiette (carne secca) e formaggi insieme al vino della casa. C’erano “i fagottari”, quelli che si portavano il cibo da casa e allora pagavano per l’affitto del tavolo e qualcosa da bere. Nelle belle giornate si facevano anche dei pic-nic antesignani proprio sui prati lì davanti. Quanta acqua sotto i ponti, nel vero senso della parola, avrà visto passare questo locale….

A distanza di 150 anni, la famiglia Mariani è ancora lì, in quel quartiere che ora ha il nome di Monte Testaccio, la licenza di cucina data 1887 come riporta l’insegna, e le generazioni si sono susseguite attraversando indenni gli anni durissimi delle due guerre senza mai fermarsi, passandosi “il mestolo” di padre in figlio fino ad arrivare ai nostri giorni in cui i fratelli Marina, Elio, Francesco Mariani, insieme a Simone (che rappresenta la sesta generazione) continuano a portare sui tavoli di questo ristorante la tradizione romana per eccellenza. 

Nel 1891 proprio davanti da Checchino viene costruito il nuovo Mercato Boario con annesso Mattatoio e la cucina del “quinto quarto”, che tanto è radicata della tradizione gastronomica capitolina, ha trovato tra i fornelli di questo ristorante la sua casa. Si può dire che alcuni piatti romani per eccellenza sono nati qui (come ad esempio i rigatoni con la pajata - vedi foto in basso) e le ricette custodite e tramandate negli anni. 

È in questa cucina che sono stati preparati i piatti che compaiono nel famoso film con Alberto Sordi “Il Marchese del Grillo” per dirvela tutta e per farvi capire quanto questo ristorante sia legato a doppio filo a questa città.

Oggi come allora… ma la sala, il servizio, la cantina col passare dei decenni hanno trovato ben altra strada. Le tovaglie bianche, il carrello dei formaggi, la cantina ricca e suggestiva le cui pareti sono i millenari cocci delle anfore, le posate d’argento Sambonet e i piatti eleganti a contenere queste pietanze, queste minestre, questi secondi che nascono dalla più alta “cucina povera” del quinto quarto romano.

Un melting pot di semplicità, classe e sapori senza pari.

Il menù è ricco, lunghissimo e tutto legato a questa tradizione unica nel suo genere per varietà e gusto, dove le ricette hanno saputo nobilitare anche i tagli meno pregiati delle carni creando un tripudio di equilibrati e intensi sapori capace di sbaragliare qualunque filetto o entrecôte.

Anche in questo difficilissimo anno, questo ristorante, che oltre ad essere annoverato in tutte le guide del settore è anche parte delle associazioni dei Ristoranti del Buon Ricordo e dei Locali storici d’Italia, sta tenendo la testa alta, fronteggiando con il coraggio e il rigore comune a coloro che hanno nelle vene il sangue di chi ne ha viste ben di peggio. Le difficoltà non mancano certo, i clienti scarseggiano, i turisti non ci sono, i problemi di orari che accomunano tutto il settore che ha potuto lavorare a singhiozzo per quasi tutti i tristi mesi del 2020 e anche in questo inizio 2021. Ma nonostante tutto, sedersi al tavolo di Checchino, essere accolti da Francesco e Simone (bravissimo anche sul bere miscelato che trova il suo regno al piano superiore rispetto al ristorante dove qualche anno fa è nato l’annesso cocktail bar), è un’esperienza talmente piacevole che ogni volta lascia senza parole. 

Ma veniamo ai piatti, questa volta ho voluto coccolarmi andando sul trionfo della tradizione: inizio con l’insalata di zampi e la testina di vitella. La prima è un’insalata tiepida fatta con zampi di maiale, fagioli, sedano e carota che ha dell’incredibile. La seconda invece, è tagliata sottile, profumata e dalla consistenza talmente sublime che è quasi impalpabile in bocca e lascia un sapore così intenso e delicato al contempo che finito il piatto ne vorresti subito ancora. Un piccolo assaggio di due formaggi freschi: un pecorino romano eccellente e un taleggio della Valsassina accompagnati da una confettura di zucchine fatta in casa da Marina. Pace dei sensi. 

Proseguiamo con due assaggi di primi piatti, chiedo mezze porzioni (e meno male erano “mezze”): due bei piatti di Mezzemaniche all'Amatriciana e Rigatoni con la Pajata (intestino tenue del vitellino da latte). Inimitabili, strepitosi… utilizzerei l’intero vocabolario di iperboli che mi vengono in mente, ma vi lascio immaginare. Delizia assoluta. 

Anche per i secondi non mi scosto di un centimetro dalla romanità tanto decantata finora: il Padellotto alla Macellara (misto di interiora saltato in padella con aceto, rosmarino e un profumo d'aglio) che è uno dei loro piatti storici e imperdibili, e a seguire il Bue Garofolato (Piatto del Buon Ricordo) accompagnato da verza stufata e profumata al finocchietto. Un piatto speziato, intenso e anche questo dalla cottura talmente ben fatta che rende il boccone scioglievole e leggero nonostante la sostanziosa porzione.

Dulcis in fundo - banale a dirlo - ma anche sui dolci il ricettario di famiglia non si smentisce sui classici, assaggio una Torta di mele accompagnata da una pallina di gelato alla crema e la Cassatina della casa, ultima porzioncina rimasta per mia fortuna, dato che andare via senza quest’ultimo peccato di gola sarebbe stato disdicevole. 

Lasciatevi guidare da Francesco per gli abbinamenti, la carta dei vini, dei liquori, dei distillati, dei vini dolci è talmente ampia che trovare l’abbinamento giusto è solo una questione di gusti personali e ne rimarrete senz’altro piacevolmente colpiti.

Insomma, se ci siete già stati ritornateci con costanza e se siete di passaggio a Roma, fermarsi da Checchino dal 1887 della Famiglia Mariani è come visitare un museo dedicato alla cultura gastronomica romana. Un viaggio nel viaggio, una storia che non conosce soluzione di continuità. Un elogio alla galanteria d’altri tempi per la cura del servizio e un omaggio costante alla cucina italiana come fosse la pagina di un libro antico.

Checchino dal 1887
Via di Monte Testaccio, 30
00153 Roma
Tel. +39 06 5743816
Prenotazioni per sms: +39 333 5855055
Chiuso il Lunedì
Menù: 
https://www.checchino-dal-1887.com/menu
Menù Degustazione Storico: http://checchino-dal-1887.com/sites/default/files/Menu_degustazione_storico.pdf
Email: checchino_roma@tin.it
Sito web: https://www.checchino-dal-1887.com
Facebook: https://www.facebook.com/checchino.dal.1887
Instagram: https://www.instagram.com/explore/locations/17158048/checchino-dal-1887/
Cocktail Bar: https://ch1887.business.site

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