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L’Isola del Pescatore, tavoli vista mare
Metti una di quelle domeniche un po’ uggiose di fine inverno, il cielo su Roma è grigio ma decido comunque di fare una passeggiata, direzione Santa Severa, una piccola località di mare pochi chilometri a nord della capitale sul litorale. Arrivo lì in poco più di mezz’ora ed ecco un cielo terso e soleggiato, una spiaggia lunga e semideserta, il baluginio riflesso sulle onde grosse e il bellissimo e imponente castello Odescalchi sulla sinistra, come un faraglione a guardia dell’insenatura. Dopo una rinfrancante passeggiata sulla spiaggia approdo all’Isola del Pescatore. Qui bisogna prenotare con largo anticipo, è un ristorante conosciuto e i posti non sono tanti, lavorano su più turni e i giudizi che avevo letto erano parecchio discordanti ma ho voluto toccare con mano. Racconto la mia esperienza che è stata positiva e senz’altro da ripetere.
Tavoli semplici direttamente sulla spiaggia a guardare il mare, l’atmosfera marinara e colorata, il servizio svelto e gentile. Il profumo del pescato aleggia nell’aria mescolandosi alla salsedine ed è subito pace dei sensi.
La fantasia e la varietà dell’antipasto misto della casa mi ha colpita: iniziano le danze con un piccolo assaggio di crudi - ostriche e ricci di mare. Seguono una sfilza di assaggini, 9 per la precisione, che sono stati tutti sfiziosi. Serviti dentro ciotoline colorate sono una profusione di freschezza e fantasia. Dall’insalata di mare classica ai bocconcini di salmone marinato; dall’insalata di gamberi e carciofi al polpo e patate; le seppie e il loro nero su crostini di polenta alle polpettine di cernia; il filetto di spigola coperto da un bagnetto verde e il tortino di baccalà e patate gratinate al forno. Tutti leggeri e buoni che già alla fine di questa carrellata (ben innaffiata da una bollicina) ci si potrebbe fermare…ma si sa, la dieta inizia il lunedì.
Veniamo quindi al piatto che mi ha fatto venire quel piccolo brivido di piacere, di quelli talmente buoni che dici tra te e te “la prossima volta torno apposta per questo primo qui”. Parlo degli spaghetti al sugo di polpo. Talmente ben fatti che il sughetto aveva quella sensazione di “caramellato che ti si appiccica alle labbra”. Una cremosità perfetta avvolge lo spaghetto al dente. Più delicati e sempre buoni gli scialatielli con i gamberi e i primissimi asparagi selvatici della stagione.
L’aria di mare come quella di montagna mettono fame (non so se è una scusa o solo una suggestione ma è così) e già dall’arrivo avevo sentito il profumo di grigliata quindi un assaggio lo prendo insieme alla frittura di calamaretti spillo (non facili da trovare e deliziosi).
Nota dolente è la carta dei vini, sicuramente scarna per un ristorante del genere. Ma non ne faccio una colpa dati i tempi che corrono, di certo ci sarà tempo in futuro per acquistare qualche bottiglia in più.
Per tirare le somme, il mio pranzo domenicale all’Isola del Pescatore è stato davvero molto buono, certo il conto non è proprio alla portata di ogni portafoglio ma di tanto in tanto qualche piccola gioia bisogna concedersela. Vorrei fare anche un’altra piccola riflessione per quanto riguarda proprio il conto in questo genere di ristoranti: intanto bisogna sempre tenere a mente che tutto è relativo e che tutto, ma proprio tutto, è aumentato in modo considerevole. Da un lato c’è l'oggettivo costo delle utenze e delle materie prime e in secondo luogo la posizione del ristorante che ha di suo un valore aggiunto. Non si può semplicemente dire “costa troppo” tout court senza tenere presenti questi due fattori. La domanda, qui come in ogni altro posto, è un’altra: ne vale? Per me in questo caso specifico la risposta è sì.
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