Trattoria delle Ruote a Martina Franca

di Iolanda Maggio 20/08/20
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Trattoria delle Ruote - Martina Franca - esterno
Qui regna la vera cucina casalinga delle bravissime massaie martinesi, siamo in provincia di Taranto, in Puglia, in piena Valle d'Itria, una cucina povera, ma che riesce a essere più ricca che mai di sapore, tradizione e territorio, da oltre 60 anni nelle mani della famiglia Ceci.

In questa trattoria dall’atmosfera casalinga ci sono cresciuta, qui mi portavano i miei genitori quando ancora non sapevo tenere in mano la forchetta, erano i primi anni ’80. Era il posto dove si andava la domenica a pranzo quando non si volevano accendere i fornelli a casa ed era l’unico ristorante dove mio nonno, un burbero e quasi sempre scontroso pugliese doc, veniva volentieri.

D’inverno si mangia nei trulli col caminetto acceso e il “braciere” sotto il tavolo a scaldare le gambe, e quando il tempo è bello (qui da aprile a ottobre quasi ogni anno) nel loro bellissimo e caratteristico spazio all’aperto. Siamo poco fuori Martina Franca, sulla strada che va verso Ceglie Messapica, in piena Valle d'Itria, una vallata patrimonio dell’Unesco, punteggiata da trulli di pietra come casette dei Puffi, terra rossa e muretti a secco a completare il paesaggio che sembra dipinto su tela.

Questa trattoria è stata aperta nel 1969 da Giuseppe Ceci (Peppino), martinese purosangue che ci ha lasciati nel 2017 all’età di 88 anni. Accoglieva i clienti e serviva ancora ai tavoli col suo marcato accento martinese, camminando un po’ curvo ma con sguardo lucido e appassionato. La sua frase ricorrente “come dish u cor toj” tradotto dal dialetto “come dice il tuo cuore”, cercava infatti di far stare bene tutti, sempre, un oste antesignano e autodidatta, nel sangue quell’accoglienza innata tipica della gente del sud ma che sapeva farsi rispettare. Quante volte l’ho visto mandar via clienti maleducati o, arrivando, ho trovato il cancello chiuso perché si era arrabbiato con qualcuno e l’aveva accompagnato alla porta chiudendo il cancello alle sue spalle! Ce ne dovrebbero essere di più di ristoratori come lo era lui, che non scendono a compromessi per pochi coperti in più…

 

Un uomo ecclettico, grande lavoratore, che si era reinventato mille volte facendo mille mestieri (anche il calzolaio da cui la collezione di vecchie scarpe e cinture che mostrava orgoglioso ai clienti in quella bottega/museo colma all'inverosimile di ammennicoli e cimeli ognuno con una storia alle spalle). Erano tempi durissimi, mi raccontava, nelle campagne pugliesi di quegli anni, soldi non ce n’erano, i figli piccoli a casa da sfamare, neanche quelli per il latte e il pane diceva… un giorno quasi in lacrime di ritorno a casa senza aver racimolato nulla per poter fare la spesa, decise di aprire la sua trattoria e chiamarla appunto delle Ruote, “perché la fortuna nella vita come le ruote deve girare”. Quanta emozione nei suoi occhi per questi scorci di vita vissuta che condivideva volentieri.

Ora la trattoria è nelle mani dei suoi figli, da sempre in sala con lui: Giovanni e Angelo, ma si fa sempre più presente anche Giuseppe junior, il nipote del mitico Peppino, che ricordo piccolino a suonare antichi strumenti pugliesi intonando col nonno stornelli e canzoni in dialetto per intrattenere i clienti alla fine del pasto. Qualche anno fa chiesi a Giuseppe: “Come mai hai la maglietta tutta nera quando tutti in sala servono con la camicia bianca di lino?” la risposta è stata col sorriso sornione “Il proprietario si deve distinguere!” Lui aveva forse 18 o 19 anni. Questo per farvi capire il temperamento sicuro e la voglia di continuare la tradizione di famiglia che ha questo ragazzo, sempre gentile, pronto e innamorato anche lui del suo lavoro e di questo angolo magico della Puglia.

Ma veniamo alla parte fondamentale: la cucina. Come dicevo frequento questa trattoria da che ho memoria e se dovessi con una parola riassumere quello che mi viene in mente pensando alla Trattoria delle Ruote è costanza. Mai una volta un po’ di sale in più o in meno, mai una volta le orecchiette con una consistenza diversa, mai una pecca nei piatti che rispecchiano la vera tradizione locale. Un menù scritto non c’è e non si può scegliere se non alcune cose tipo il formaggio sulle orecchiette (parmigiano, cacio ricotta o niente).

Il menù è fisso, l’antipasto prevede un piatto con dolcissimo capocollo martinese, giuncata fresca e delicata e la giardiniera fatta in casa. Arrivano anche il purè di fave accompagnato a seconda della stagione da cicoria o friggitelli, le polpette fritte: piccoline con molto più pane che carne come la tradizione povera comanda e ancora le mozzarelline (qui chiamate i nodini) intrise di latte che sgocciola a ogni boccone. Poi le orecchiette, che in loco sono in realtà “strascinate” perché più piatte di quelle classiche, condite con un sugo eccezionale e sormontate da una polpetta. Quando la stagione è quella giusta, a novembre e solo a novembre, ci sono anche quelle con le cime di rapa. Qui la stagionalità non è una moda ma è la normalità, è scontato che sia così. L’orto lo vedi arrivando al ristorante, è proprio lì, non ci si può sbagliare… e che sapore! Il sapore che hanno le verdure e la frutta, di stagione, colte quando sono pronte, che non ha fatto viaggi in cassette di plastica stipate chissà dove, che non hanno preso il freddo delle celle frigo…beh, non si può descrivere. Colto e mangiato ha non UNA, ma mille marce in più.

Per il secondo c’è un po’ di scelta in più: la braciola (ovviamente parliamo dell’involtino cotto nel sugo), l’arrosto misto – bombette, salsiccia a punta di coltello e agnello – o una di queste cose elencate presa singolarmente. Se lo ordini in anticipo, al momento della prenotazione, si può avere il coniglio al forno con le patate, semplicemente spaziale, da mangiare con le mani, di quelli che ti si appiccica alle labbra con immensa goduria.

Chiude il pasto la frutta fresca e i tradizionali mostaccioli, dei tipici biscotti fatti con il vin cotto da accompagnare ai rosoli fatti in casa: al caffè, al chicco di caffè, al limone e l’alchermes. 

Insomma, spendendo poco meno di 40 euro, vino della casa incluso (qualche etichetta locale in bottiglia volendo c’è), si può assaggiare quella che è la vera cucina casalinga delle bravissime massaie martinesi, una cucina povera, fatta di verdure e legumi ma che riesce a essere più ricca che mai di sapore, tradizione e territorio. 

TRATTORIA DELLE RUOTE
Strada Monticello, 1
(sulla SS581 Martina Franca-Ceglie Messapica, Km 4)
74015 Martina Franca (TA)
Tel. +39 080 483 7473
Facebook: Trattoria delle Ruote - Martina Franca
Prenotazione consigliata
Aperto dal Martedì alla Domenica sia a pranzo che a cena
Giorno di chiusura: lunedì

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