Quel patrimonio culturale che è la transumanza

di Annalucia Galeone 22/04/20
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Transumanza
Tra i paladini dell’antico “rito” della migrazione stagionale del bestiame ci sono i fratelli Carrino, allevatori e titolari di un’azienda a tutto tondo, con annesso caseificio e produzione della lana.

La transumanza, la migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi, è un rito antico, che nel 2019 è stato dichiarato dall'Unesco patrimonio culturale immateriale. Dopo la coltivazione della vite ad alberello a Pantelleria e l'arte dei muretti a secco, questo prestigioso riconoscimento è stato nuovamente attribuito ad una pratica rurale della tradizione. Il merito è dei pastori transumanti, il loro è un lavoro senza tempo. La candidatura è stata promossa dal Mipaaf con il coinvolgimento diretto di Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia, le province di Trento e Bolzano e in collaborazione Grecia e Austria

I fratelli Cristoforo, Mimmo e Gianfranco Carrino sono stati i tenaci sostenitori dell'iniziativa in Puglia. Originari del Molise, sono allevatori da generazioni. Non amano le luci dei riflettori, loro malgrado sono diventati orgogliosi ed entusiasti ambasciatori di questo rituale. “Forse la strada da seguire per il rilancio sostenibile della nostra economia è quella della valorizzazione delle nostre radici e identità - sostiene Cristoforo Carrino, pastore e medico veterinario -. La transumanza incentiva il turismo rurale e le visite nei borghi storici. Per me, rappresenta la vita che è iniziata e continua, la facciamo a piedi con l'aiuto dei bianchi pastori abruzzesi che controllano le prime file delle mille pecore di gentile di Puglia. È un omaggio alle nostre origini e agli avi. I pastori grazie all'esperienza detengono una conoscenza approfondita dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura, valorizzano il territorio bistrattato dai fattori antropici e dalle aggressioni umane. Le foto di famiglia esposte nella casa colonica testimoniano e raccontano gli spostamenti già dalla fine dell'800”.

Ogni anno in primavera i mandriani in processione percorrono lentamente il tratturello di Camporeale, la diramazione del regio tratturo Candela - Pescasseroli, il famoso sentiero che ricalca la via Traiana e Micheliana. Si rientra in inverno inoltrato, solitamente la settimana antecedente il Natale. Nel tempo i luoghi e le distanze sono mutati, i Carrino non si spingono più fino a Frosolone in provincia di Isernia, limitano gli spostamenti sull'Appenino Dauno e attraversano il centro storico di Troia. Il passaggio è un evento attesissimo, una festa per grandi e piccini, molti stranieri raggiungono il paese per assistere al singolare spettacolo, condividerne un tratto e osservare le scene di vita quotidiana allestite dai soci del museo vivente della Civiltà contadina di Troia con attrezzi e corredi d'epoca. 

L'azienda dei Carrino è innovativa e biologica, i dipendenti sono parte della famiglia. Nella seicentesca masseria Pavoni, in agro di Lucera, nei pressi della diga Capaccio, alleavano quaranta esemplari di asino di Martina Franca, negli anni '90 la podolica è stata rimpiazzata con 400 capi di bufala, per salvaguardare il benessere animale i piccoli sono allattati dalle vacche di podolica per evitare l'uso del latte in polvere. La carne dei vitelli di bufala è molto magra, ha il più basso titolo di colesterolo tra gli animali destinati al consumo. 

Nell'annesso caseificio si producono ricotta, diverse varietà di formaggio canestrato, di fossa, aromatizzati all'alloro o alle bacche di mirto e solo nei weekend le gustosissime mozzarelle di bufala. 

Si coltiva il grano duro Senatore Cappelli, in partnership con la cooperativa Daunia & Bio la semola per la pasta è venduta al pastificio abruzzese Verrigni e al trentino Felicetti, fornitore del gruppo Alce Nero. 

La lana della gentile di Puglia, la merinos italiana per eccellenza, dopo essere stata lavata, cardata e filata è usata per realizzare maglie fatte completamente a mano. I manufatti conservano il loro colore naturale bianco ocra, oppure le tingono con la cocciniglia, l'unico colorante naturale animale, il procedimento è costoso ma attribuisce un color rosso davvero caratteristico. 

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