A disegnar le vigne con Le Colture

di Sissi Baratella 21/10/22
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Famiglia Ruggeri Le Colture
Magnifica mostra celebrativa del territorio di Valdobbiadene, ideata da Veronica Ruggeri con l’appoggio della famiglia, grazie al fotografo Lorenzo Cicconi Massi con il curatore Denis Curti. Con l’occasione vede la luce un nuovo vino frizzante rifermentato in bottiglia: Incàlmo.

Quasi fosse un invito a farlo, il titolo del progetto fotografico dell’azienda Le Colture è A disegnar le vigne. Nata dalla collaborazione tra Le Colture, su desiderio di Veronica Ruggeri e con il sostegno di tutta la famiglia, del curatore Denis Curti e del fotografo marchigiano Lorenzo Cicconi Massi. 

A disegnar le vigne, che dopo il suo esordio a Milano ha esposto anche a Valdobbiadene all’ex-opificio di Villa dei Cedri, è una mostra itinerante celebrativa di un territorio, delle sue forme e della sua quotidianità. Lorenzo Cicconi Massi, rigorosamente in bianco e nero, racconta con il linguaggio fotografico le sensazioni che il territorio e sui personaggi gli hanno trasmesso nel corso di un anno e delle visite che vi ha fatto. Nel realizzare questo progetto, l’obiettivo dell’azienda agricola Le Colture Valdobbiadene è invitare il visitatore a riempirsi gli occhi con la bellezza ammirando paesaggi, volti e il lavoro di questo territorio contadino attraverso la lente e la sensibilità di un fotografo d’eccezione.

Stupefacente è la capacità di questi scatti di animarsi di suoni, colori e stagioni. Ho avuto l’onore di visitare la mostra in compagnia del fotografo e di ascoltare il suo commento alle opere, e due sono gli aspetti che porterò con me dopo questa esperienza. Uno riguarda l’azienda e la lungimiranza nel riconoscere nell’arte qualcosa del vino e viceversa; l’altro riguarda il lavoro del fotografo che si è trovato per la prima volta a raccontare un territorio a lui nuovo riuscendo a coglierne l’essenza. 

L’azienda Le Colture, della famiglia Ruggeri, si trova a Santo Stefano, nel cuore della riva di Valdobbiadene. Quarantacinque ettari e una linea di Prosecco Superiore Docg che ormai conosciamo molto bene, a partire dal Gerardo Riva di Santo Stefano Extra Brut, dedicata al nonno e rappresentativa del lavoro sul territorio. I Ruggeri sono una famiglia tipo quella del Mulino Bianco ma più bella, perché esiste per davvero. Mamma e papà danno vita nel 1983 all’azienda che porta il simbolo di due cavalli nel logo. Oggi conducono 45 ettari affiancati dai tre figli, Alberto, Silvia e Veronica; che a loro volta hanno un non ben identificato numero di figli, anche loro in qualche modo già protagonisti dei progetti aziendali.  

È proprio Veronica dopo un fortuito incontro con Denis Curti a voler realizzare la sua visione di Conegliano Valdobbiadene “come non l’avete mai vista”. Il suo sogno prevedeva un racconto per immagini che parli del territorio nel suo insieme. Quel sogno inizia a delinearsi, scatto dopo scatto, e prende il nome di A disegnar le vigne. Omaggio a tutti i produttori che popolano questo territorio, a tutti coloro che hanno preso in mano una zappa e hanno aiutato a disegnarlo. A coloro che di anno in anno ne potano i tralci, li legano, li pettinano e infine li vendemmiano portandone a casa il frutto. La visione ha preso forma grazie all’occhio attento, allenato e creativo di Cicconi Massi. Grazie alla sua sensibilità di fotografo e artista, un acino d’uva diventa una pancia gravida, dei bambini che corrono sembrano muoversi davvero, un’anziana signora che accarezza dei tralci sembra suonare un violino. Ci voleva proprio un occhio esterno per risollevare la bellezza che questo territorio ha sotto il naso ogni giorno. Una bellezza ancora troppo poco raccontata, fagocitata dal suo bel vino, così facile da bere e così amato, che talvolta finisce per oscurare il suo luogo di origine. Il vino si fa una volta all’anno, ma la terra chiama tutti i giorni, ed è bene ricordarlo.   

Parlando di vino… potevo forse farmi scappare un assaggio? Grande novità, e tutta l’approvazione del mio palato, per il nuovo vino frizzante rifermentato in bottiglia. Troppo facile da bere ma non così scontato da fare. Ancora una volta un ritorno “alle origini”, come una foto in bianco e nero, Incàlmo racconta la Glera e la tradizione di consumarla ancora torbida, dopo una più o meno leggera rifermentazione in bottiglia. Alla Glera stare sui lieviti piace un sacco, ne sono sempre più convinta. Inoltre ancora una volta l’arte ha l’opportunità di collaborare con il vino e valorizzarne il racconto. Il disegno in etichetta, realizzato da Aldo Rebuli, artista di Valdobbiadene, raffigura l’abbraccio simbolico tra pianta e lavoro dell’uomo. 

Consiglio di tenere sott’occhio i prossimi appuntamenti con A disegnar le vigne, e di andare a vedere la mostra se vi capita. E se nel frattempo vi venisse sete, ecco le mie note su Incàlmo…

Le Colture
Incàlmo vino frizzante rifermentato in bottiglia 2020 

92/100 - € 10,00

1° annata. 100% Glera. Rifermentato in bottiglia, tappo a corona. Paglierino torbido. Al naso sentori di piccoli frutti, dolci e aspri al contempo. Ribes bianco, lampone e fragola di bosco. Poi si fa più fitto con note speziate di anice stellato, pepe bianco. Al palato lascia il segno con la sua freschezza. Finale con note di infuso di pesca, lavanda, rosmarino. Tutt’altro che banale. Dal basso grado alcolico. Finisce subito.  

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