Attenti a quei due: Cernilli e Prompicai a pranzo

di Vignadelmar 11/07/18
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Daniele Cernilli e Silvano Prompicai
Sono bastati 80 secondi a Cernilli e Prompicai per riconoscere alla cieca un poco consueto Chateauneuf du Pape bianco. Che dire, se non “attenti a quei due”?

L’idea di scrivere questo pezzo mi è venuta in spiaggia a Ladispoli, mentre vagheggiavo con la mia compagna e con gli amici su facebook su cosa bere assieme a dei crostini al foie gras russo di anatra che ci aspettava in frigorifero. Fra i mille abbinamenti possibili, fra tokaji ungheresi più o meno blasonati e alcune ipotesi effettivamente azzardate, mi son ricordato di questo bianco francese del quale avevo un’ultima bottiglia in cantina. E con questa bottiglia mi è tornato il ricordo dell’ultima volta che l’ho bevuta. Alla fine vi descriverò anche il vino, prima però dovete per forza leggere la storia che lo riguarda.

Per chi, come me, ha superato i cinquant’anni, la serie televisiva “Attenti a quei due”, con Roger Moore e Tony Curtis, ha segnato uno spartiacque. Per non perdercene un episodio ci facevamo dieci nodi al fazzoletto. Alla fine capirete il perché di questo titolo.

Più o meno saranno passati sei anni da quella mattina estiva durante la quale Daniele Cernilli telefona alla mia Osteria e mi annuncia che verrà a pranzo con il Mitico Prompi (al secolo Silvano Prompicai). Il Mitico Prompi viene definito tale per le sue immense doti di degustatore e di ancor più bravo riconoscitore di vini alla cieca. Avere quei due ragazzacci contemporaneamente a tavola è parecchio destabilizzante, ti chiedi immediatamente se avrai qualcosa di decente da fargli bere.

Infatti Daniele mi chiede di bere qualcosa alla cieca, di strano, di inconsueto, non dalla cantina dell’osteria ma dalla mia cantina personale. Allora pensa che ti ripensa mi viene in mente questo Chateauneuf du Pape bianco. Questa Aoc è molto nota per i rossi buoni e per alcuni mostri sacri sempre rossi. Una percentuale ridicola di produttori ne produce anche la versione bianca, quasi sconosciuta. Sono sicuro di metterli in difficoltà. In ogni caso ho preparato il cronometro per misurare il tempo necessario alla loro sicura débacle.

Quella che segue è la descrizione molto fedele di cosa successe quando quei ragazzacci hanno avuto il vino nel bicchiere. Lo hanno subito portato al naso ovviamente e hanno cominciato ad elencare vini e territori al quale quel vino sicuramente NON apparteneva. Naturalmente hanno iniziato dicendo che non era un Verdicchio (pur trattandosi di me), poi hanno escluso Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Cile, Argentina, California, Germania e Austria. Deciso questo, sempre e solo annusando il vino, mai assaggiandolo, hanno concordato che fosse un vino del bacino del mediterraneo, o che almeno ne sentisse le influenze. Dopo una serie di regioni italiane scartate sono arrivati a parlar di Francia e subito Daniele, girandosi verso di me ha sentenziato si trattasse di uno Chateauneuf du Pape bianco. Erano passati 80 secondi da quando lo avevo servito! Che dite, avevo ragione ad essere nervoso nell’avere quei due ragazzacci a tavola?

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